Gianfranco Massetti su Padernoforum: Perché il PD ha perso
Elezioni 2013:considerazioni provvisorie. Il timore personale per una sconfitta elettorale si è avverato. Così come spero non si avveri quello per un analogo esito nella sfida per le comunali del 2014. Ho manifestato più volte, nel PD, la mia preoccupazione frutto non di analisi raffinate e di presunta competenza politologica ma di una conoscenza elementare. Ho solo ascoltato le opinioni del vicino di casa, del collega di lavoro, dell’ambulante del mercato. Una conoscenza della vita elementare che spesso, nei meandri della vita di partito si perde e scompare. Non so perché, ma quando da Paderno si arriva a Milano, o peggio a Roma, e si salgono le gerarchie delle Istituzioni o delle nomenclature di partito, l’analisi e le proposte si raffinano, si complicano, si bisantinizzano e non sono più in grado di intercettare la vita reale delle persone.
Non sto parlando ci correttezza,di onestà e di serietà. Conosco molte persone che hanno gelosamente custodito e onorato questi valori assolvendo ad importanti ruoli pubblici. Per fortuna la gran parte del personale politico del centrosinistra non ha questo problema. No. Si è persa la capacità di intercettare la società reale forse anche perché la politica, per molti,è diventata carriera personale e quindi lontananza dalla gente comune. Mentre pensavo alle virtù della “cuoca di Lenin” mi sono sorte tre riflessioni spontanee: la non sintonia tra PD e paese, il tema del cambiamento e la necessità di una sinistra.
Prima considerazione. Ho l’impressione che la campagna elettorale di Bersani (che ho votato) non sia stata in sintonia con il paese. Difetto di comunicazione? Anche. Ma come: lui sarà anche un brav’uomo,semplice e non arrogante né ballista ma doveva gestire il suo ruolo diversamente; con più professionalità.E’ inammissibile che non lo abbiano aiutato. Serviva un Renzi di sinistra. Chiarezza,discorsi diretti,esempi efficaci e proposte concrete:non un po’ più di lavoro,ma un reddito di cittadinanza. Il governo Prodi non aveva già sperimentato nel 1998 il Reddito Minino di Inserimento con Livia Turco? Non più giustizia, ma una legge contro il conflitto di interessi. Non una buona politica, ma il dimezzamento degli stipendi e la fine dei privilegi. Insomma non una Italia giusta, ma Italia da rifare, Italia da cambiare perché l’Italia è ingiusta. Quando c’è sofferenza, rabbia, rancore, paura, sgomento non si può rispondere con la tranquillità “mitterandiana” di chi sembra abbia la pancia piena, ma con l’incazzatura e la determinazione di chi vuole cambiare davvero perché non ne può più. Una campagna elettorale non in sintonia con il clima, con la sofferenza del paese, ma , al contrario, che è sembrata in sintonia con la tranquillità dei pensanti.
Seconda considerazione. Il PD non è apparso come una forza di cambiamento. Non è stato scelto perché attraverso di lui il cambiamento non passa, non è passato fino ad oggi. Le persone, in questi 20 anni, hanno votato prima a destra poi centrosinistra poi di nuovo a destra e a sinistra:ma nulla è cambiato. Nell’economia, nella politica,nella vita delle persone in difficoltà. Ogni volta che si è potuto scegliere non si sé scelto PD, ma altro. Non dobbiamo dimenticare l’esito delle primarie amministrative del 2011: quando vinsero Pisapia, Orlando, De Magistris, Zedda, Doria …
”Adesso proviamo con Grillo”. Oggi sembra tutto molto semplice: Grillo ha interpretato il bisogno di cambiamento mentre il PD no. Ma come poteva il PD promettere un vero cambiamento delle condizioni di vita delle persone: operai e tecnici in crisi, in mobilità, pensionati poveri , disoccupati, precari, giovani in cerca di futuro, con linee politiche divergenti come quelle di Ichino e di Cofferati? Da che parte stava un PD che non sceglieva per stare unito? Con tutti e cioè con nessuno. Ipocrisia che diventa pluralismo? Così è apparso come una forza di conservazione del proprio corpo elettorale, del proprio status politico: occupati, sindacalizzati,statali, pensionati agiati, elites borghesi.
Questo paese invece ha bisogno di un radicale cambiamento perché è profondamente ingiusto, ineguale, sbagliato, corrotto, inefficiente, clientelare, corporativo. Le persone hanno bisogno di più lavoro, più reddito, più pensione, più diritti, più ambiente, più legalità, più correttezza, più giustizia, più uguaglianza, più case a buon mercato, e le politiche concrete devono andare in questa direzione.
Terza considerazione. Dalle prime analisi dei flussi elettorali si è dimostrato che per un soffio non si è vinto. “Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”. Cosa è mancato per quel soffio? Primo la campagna elettorale del PD è terminata con le primarie: non c’è stato altro. Poi la Lombardia è stata lasciata sola. Qui bisognava vincere per disarticolare il patto Lega -PDL. Qui bisognava puntare tutto: Maroni l’aveva capito, Bersani no. Non è forse vero, checché ne dica Renzi, che con qualche migliaio di voti in più (quelli del PD andati a Grillo per disillusione) oggi il PD potrebbe fare un governo e tentare di cambiare davvero questo paese? Altro che rincorrere i voti del centrodestra. Siamo ancora a raccontarci questa favola? I voti dei cosiddetti “riformisti a parole”sono andati a Monti e meno male che erano pochi. Il problema vero sono i voti che abbiamo perso verso il M5S, ed erano molti. Serve un partito più di sinistra (moderna) e non più di destra. Il ragionamento sembrerebbe molto semplice: nel mercato elettorale di questo paese una destra e un centro esistono di già e fanno bene il loro lavoro: far pagare la crisi (economica, finanziaria, politica) a chi lavora e a chi è più povero: manca un sinistra.
Se il PD non si deciderà, aprirà la strada alla dissoluzione di questo paese:perché non vincerà mai. Attenzione che i pericoli per la democrazia sono in arrivo. I barbari formigoniani sono già dentro le porte: Maroni ha vinto in Lombardia. Tempi duri ci attendono.
http://padernoforum.blogspot.it/2013/03/massetti-perche-il-pd-ha-perso.html