Famiglia modello arcaico o moderno?
Di seguito l’intervento di Paola Cattin, Segretaria PD Paderno Dugnano, al convegno “La famiglia – un concetto arcaico o futuro”, organizzato da Fratelli d’Italia – circoli di Paderno, Cormano, Bollate, svoltosi giovedì 3 dicembre 2015 presso la sala consiliare del Comune di Paderno Dugnano
Buonasera a tutti, ringrazio gli organizzatori per avermi invitato, per aver invitato il Partito Democratico a questa serata.
Sono stata felice di accettare questo invito, anche se un po’ intimorita perché sono consapevole che molti dei presenti hanno posizioni molto diverse circa l’argomento. Felice perché è bello e confortevole vivere in un paese, in una comunità dove la democrazia non solo è affermata ma è anche praticata quotidianamente. Oggi, un giorno qualsiasi dell’anno, in una serata qualsiasi della settimana possiamo, persone con opinioni molto diverse, sederci, parlarci e confrontarci civilmente e pacificamente in un luogo istituzionale come la Sala Consiliare del Comune. Solo ottanta anni fa anche qui in Italia una tale riunione non era pensabile, fattibile. Questo nostro incontro, per me, è la migliore prova di democrazia e di libertà civile, soprattutto in un periodo storico in cui sembra che tutto questo sia a rischio, in pericolo.
L’obiettivo di questo mio intervento non è quello di convincere alcuno sulle mie posizioni, sulle posizioni del Partito Democratico,piuttosto offrire un altro punto di vista, una lettura differente dell’argomento della serata perché ciascuno, ascoltando i diversi interventi, possa farsi un’opinione propria.
Discutere e interpretare il significato di famiglia è complesso perché comprende diversi ambiti: sociale, culturale, ideologico. Pertanto prima di addentrarmi in questo è doveroso, proprio perché siamo in luogo istituzionale e perché dobbiamo dare una lettura politica del tema fare una premessa per ricordare i fondamenti istituzionali del nostro paese. L’Italia è una repubblica democratica la cui sovranità spetta al popolo. Questa sovranità viene esercitata attraverso la divisione dei poteri, legislativo – esecutivo – giudiziario, tanto che si può affermare che l’Italia, come altri stati europei, è uno stato di diritto ovvero dove la legge è al di sopra di tutti e guida l’azione di tutti e di ciascuno.
Questa premessa è importante perché ci permette di analizzare la situazione, di leggere anche i rapporti tra i cittadini con sguardo oggettivo e non personale. Non è l’opinione, seppur legittima e rispettabile, di qualcuno a decidere cosa sia giusto o sbagliato, cosa sia bene o male all’interno della comunità civile. Per noi che abitiamo e viviamo in uno stato di diritto il riferimento unico è la legge, in particolare la Costituzione, la carta fondamentale da cui derivano, di conseguenza, tutte le altre norme. La nostra Costituzione, che è una delle più belle, ricorda moltissimo, soprattutto nella prima parte, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite. Tanto che a volte si fatica a ricordare chi delle due ha ispirato l’altra, anche perché sono coetanee,ma ha anche radici più lontane: La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino, elaborata nel 1789 , nel corso della Rivoluzione francese.
In entrambi questi documenti nei primissimi articoli si afferma che ogni cittadino, ogni individuo ha pari dignità e il loro vivere insieme deve essere caratterizzato dalla solidarietà. Solidarietà e uguaglianza ecco i valori fondamentali, ecco lo sguardo che deve guidare anche il nostro agire politico.
Solidarietà come rapporto di fratellanza e assistenza tra i cittadini, un sostegno reciproco che rende ogni cittadino sicuro di poter contare sull’aiuto dell’altro, di non essere solo all’interno del territorio nazionale.
L’uguaglianza non è da intendersi come :” siamo tutti uguali”. Questo è evidente, credo nessuno possa affermare che la donna sia uguale all’uomo anche solo anatomicamente. Proprio l’unicità dell’essere umano, la specifica diversità fisica, culturale, di storia personale fa sì che siamo tutti diversi ciò che ci rende uguali è la dignità sociale, è il rispetto e la tutela della diversità. Entrambi i documenti parlano di rispetto e tutela della dignità che fa sì che non sia il colore della pelle, il credo religioso, la tendenza sessuale ad essere discriminante nelle relazioni con lo Stato e nella fruizione dei singoli diritti.
Questa è la nostra base, da qui si parte, con questi occhi dobbiamo leggere ogni fenomeno sociale. Con la certezza che ognuno di noi all’interno dello Stato italiano ha lo stesso valore e che ognuno di noi non sarà mai lasciato solo.
Quindi entriamo nello specifico dell’argomento della serata, la famiglia.
Nessuno vuole disconoscere il valore specifico e unico della famiglia. Famiglia come nodo fondamentale del tessuto sociale, cellula fondamentale della comunità, fonte di sostentamento per ogni membro. Il centro della discussione non è questo ma quale famiglia, cosa si intende per famiglia, esiste un solo modello?
Non credo di essere la persona che può rispondere a queste domande, ognuno di noi ha una sua personalissima risposta. Ma visto che dobbiamo condividere una definizione vi propongo quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’OMS è un’agenzia delle Nazioni Unite che orienta l’agire politico degli stati membri in tema di salute e assistenza. Ebbene in un documento del 1999, Salute 21, nell’ambito delle cure primarie e dell’assistenza famigliare, l’OMS afferma che la famiglia è un insieme di individui che hanno un impegno affettivo tra loro talmente forte e solido che implica doveri assistenziali futuri. Quindi l’elemento che caratterizza la famiglia, che qualifica un insieme di individui come famiglia è l’amore, è l’affetto che lega queste persone.
Questa sera si è parlato tanto di famiglia, ogni relatore ha detto la sua, ma fino ad ora nessuno ha parlato di amore. Un sentimento che lega le persone, l’una all’altra in modo straordinariamente misterioso e inspiegabile che le rende, il più delle volte, indivisibili. Che obbliga le persone coinvolte, così come sottolinea l’OMS, ad occuparsi in maniera stabile e duratura anche, e forse in particolare, nei momenti più difficili.
Il disegno di legge Cirinnà, così detto disegno di legge delle unioni civili, vuole, a mio avviso, riconoscere proprio questo, vuole garantire pari dignità anche a quelle persone che, non volendo e/o non potendo ricorrere all’istituto del matrimonio, hanno un legame affettivo così forte da volere, come recita il primo articolo, organizzare la loro vita in comune. Questo disegno di legge non si configura come una norma prescrittiva, non obbliga niente a nessuno, ma come una norma attributiva, ovvero attribuisce un potere, una possibilità. Sempre dal primo articolo si legge: “due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, (…), possono contrarre …” è una possibilità! Si garantisce al tempo stesso la libertà di decisione e il rispetto, per tutti, dei diritti fondamentali quali, per esempio, l’assistenza sanitaria e il conforto in carcere.
È una proposta di legge sicuramente innovativa per il quadro normativo italiano ma non credo, come si è affermato stasera, che sia una legge che possa stravolgere la società o che possa suscitare desideri o capricci anormali. Persone eterosessuali o omosessuali che vivono insieme al di fuori dell’istituto del matrimonio ci sono già, cosa ci sia di anormale poi in un qualsiasi legame affettivo personalmente fatico a comprenderlo; tuttavia penso che questo disegno di legge sia un primo passo verso il dovere costituzionale di riconoscere e garantire pari dignità a ciascuno. Non si può nel 2015 pensare che nel territorio nazionale l’orientamento sessuale di qualcuno possa essere la discriminante nell’accedere o no ad alcuni diritti.
Mi avvio alla conclusione, il moderatore chiede cosa spaventa in questa legge, quali sono le paure che ci rendono reticenti. Molti hanno affermato di non avere paure ma solo certezze, ecco io, forse perché sono donna, giovane, invece ho molte paure e poche certezze. Ho la certezza di non condividere un’affermazione sentita stasera per cui l’amore non può essere il criterio che regola la vita in una comunità, ecco credo invece che non può essere la politica a decidere chi deve amare chi e in che modo. Alla politica il compito di governare il cambiamento, di guidarlo e non di impedirlo.
Le unioni, così dette, civili o di fatto sono già una realtà presente nel territorio nazionale anche nella nostra comunità.
Il titolo chiedeva famiglia modello arcaico o futuro, ecco mi viene da chiudere dicendo che il modello futuro è già qui e a noi che abbiamo il privilegio di svolgere attività politica il compito di accoglierlo, guidarlo affinché sia per tutti possibilità di crescita e di sviluppo.
Grazie.
Paola Cattin
Segretaria PD Paderno Dugnano