Oscar Figus: Qualche riflessione e sulla nostra città
Ho pubblicato questa riflessione sul mio blog.
Ultimamente ricevo numerose sollecitazioni a fare qualcosa in vista delle prossime elezioni amministrative del 2014, io però credo che la vera priorità oggi non sia fare ma – soprattutto – elaborare tanti pensieri in vista di un progetto che sia condivisibile da tanti.
La realtà è complessa, oggi molto più che solo trent’anni fa, e frazionata in tanti interessi legittimi e partigiani, ed ha bisogno di nuovi “strumenti” per essere compresa e di nuove “parole d’ordine” per essere affrontata.
Questo documento vuole offrire alcune considerazioni di carattere personale alla discussione pubblica e del mio Partito, considerazioni da intendersi come semplici spunti utili ad alimentare una discussione che è sempre presente anche se spesso in maniera non strutturata.
Argomenterò principalmente di temi locali, che è quello che mi compete da segretario cittadino del PD, quindi di Città, amministrazione, partecipazione, lavoro, ambiente, scuola, legalità e infine, di quelli che possono essere alcuni punti per una proposta comune – con chi ci sta – per Paderno Dugnano a partire dal 2014.
Tutti si sentano liberi di emendare le mie proposte, ma prima una premessa.
Compito della Politica, sia quella di lotta che quella di governo, credo debba essere di identificare i problemi comprendendo la realtà, cercare di risolvere i conflitti e definire le priorità proponendo le soluzioni migliori pur sapendo che spesso non saranno l’optimum ma solo la ricerca del miglior compromesso possibile.
Ma fare Politica è anche mettersi sempre a confronto con gli altri perché la Politica più alta è quella di chi – degli altri – si mette all’ascolto e al servizio.
E partendo dalla questione metodologica; se la ricerca di soluzioni a un problema complesso può essere (e non è detto che lo sia sempre) tentarne una semplificazione, non può mai essere banalizzarlo.
Perché oggi la peggiore demagogia la si trova nella banalizzazione delle questioni, nel “non hanno pane che mangino brioche”, ma anche nel ridurre tutto a poche questioni puntuali, magari anche meritevoli di soluzione, ma assolutamente insufficienti – da sole – a rappresentare anche solo lontanamente i problemi che dobbiamo affrontare nella realtà.
Proprio per questo non ho tanto l’ambizione di avere le risposte ma solo la speranza di porre domande ragionevoli, domande che richiedono però spesso molto più dei cinque, otto, venti punti di programma di questa o quella formazione politica.
Domande la cui risposta non può prescindere dalla conoscenza oggettiva di ciò di cui si parla, intendendo per conoscenza oggettiva la disponibilità di dati certi, che se non ci sono vanno cercati, perché altrimenti le soluzioni proposte servono solo ad alimentare un’altra demagogia: la demagogia del fare.
Da questo ragionamento ne derivano a mio avviso alcune conclusioni:
- E’ politica qualsiasi ragionamento o azione che coinvolga anche altri
- Non esistono scelte tecniche avulse dalla politica, se fai delle scelte, o decidi delle priorità, fai una scelta politica
Ma se è vero che tutti fanno politica quando si occupano (anche legittimamente pro domo propria) della cosa pubblica, un partito politico ha un obbligo in più: quello di candidarsi a governare.
Altrimenti è un comitato, una associazione, un qualsiasi singolo o gruppo di cittadini che porta all’attenzione delle istanze – si chiaro legittime ma di parte – ma non si assume quel ruolo diverso che deve essere al servizio anche di chi non è della tua idea.
Amministrare è infatti un’altra questione. Se vinci le elezioni hai il dovere di ascoltare tutti, anche chi non ti ha votato, perseguendo il tuo progetto ideale ma in nome del bene comune.
E amministrare non è soltanto guardare quante sono le entrate al fine di modulare le uscite (tra l’altro non lo è neppure se amministri un azienda) amministrare è fare delle scelte in nome degli obiettivi politici che ci si è dati, figli della propria spinta ideale ed eventualmente della mediazione fatta con chi ha deciso di condividere la proposta con te.
Quindi deve esistere una spinta ideale, bisogna comprendere la situazione reale, proporre, definire le priorità e perseguire degli obiettivi.
Cominciamo parlando di spinta ideale.
Io non credo le persone siano tutte uguali, anzi, io sono convinto che le persone siano tutte diverse, ma non possono che essere al centro dell’azione della Politica.
Partiamo dalle persone.
Hanno ruoli diversi, capacità diverse, possibilità diverse, intelligenze diverse, idee diverse e aspirazioni diverse. Queste diversità sono una grande ricchezza e generano necessariamente anche conflitti, ma dovendo scegliere, la strada migliore rimane quella del confronto e dell’ascolto.
Partiamo dai doveri, i doveri delle persone certo (sole o associate) ma anche i doveri delle amministrazioni pubbliche che di queste persone sono al servizio.
Credo nella necessità di pari opportunità di partenza attuabile solo applicando i principi, sanciti dalla Costituzione, quelli legati ai diritti (troppo spesso inapplicati) ma anche quello della progressività: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività” e non perché lo dice la Costituzione ma perché è un principio cardine di una società organizzata: chi ha di più è giusto che contribuisca in misura maggiore.
Credo però, oltre alla progressività, che nell’emergenza sia necessario lo sforzo comune ed il contributo di tutti e che nessuno abbia il diritto di tirarsene fuori.
A livello locale io vorrei una Città attraente ed attrattiva e trovo che Paderno Dugnano abbia tante ricchezze ma, come molti centri urbani nel nostro Paese, soffre anche di tanti problemi, economici e di lavoro, ambientali, certo, ma anche di perdita di identità e assenza di progetto.
E come qualsiasi città è composta da tanti strati, livelli, flussi che vanno considerati e, se possibile, armonizzati insieme.
La nostra è una città policentrica, dove vivono 47.805 cittadini (quasi 20.000 famiglie) con un reddito medio (nel 2010) di 14.710 € pro capite. Una città con 3597 residenti stranieri di cui oltre 2500 extracomunitari.
Cittadini che – in molti – ogni giorno escono, mentre tanti altri ne arrivano per usufruire dei servizi che la nostra città offre; sanitari, scolastici, culturali, associativi, lavorativi, commerciali o per frequentare i nostri parchi.
Servizi che sono una delle nostre ricchezze.
Paderno Dugnano non è una Città medievale circondata da mura, è una grande città moderna con una sua identità, spesso dimenticata, e dei rapporti con il mondo che ci circonda.
Ma la nostra è una Città con tanti problemi, il lavoro in primis, da realtà eminentemente industriale ha perso, come tutta la zona nord di Milano, tante realtà produttive (anche se più di quante si creda operano ancora) rendendo il problema dell’occupazione prioritario anche perché si inserisce nel momento di crisi che colpisce anche molte imprese.
E altrettanto importanti sono le questioni ambientali, quelle comuni all’area metropolitana milanese ma anche alcune specifiche con infrastrutture presenti e soprattutto future che rischiano, se attuate come proposto, di penalizzare ancor più la nostra Città.
Tutti questi temi vanno affrontati anche rinunciando ad una parte della propria sovranità comunale se possono essere affrontati meglio visti da una prospettiva più ampia, ad esempio in collaborazione con i comuni vicini, o da più vicino, con un confronto reale con i quartieri.
In attesa che venga istituita la Città Metropolitana e, anche dal punto di vista amministrativo, diventi più semplice armonizzare le politiche della Grande Milano.
Paderno Dugnano è una città solidale; con 7 quartieri, una decina di comitati civici, cinque centri di aggregazione per gli anziani, sette oratori e 169 associazioni (circa una ogni 250 abitanti con una media della zona nord di una ogni 304) è – per densità associativa – la terza città del Nord Milano.
Associazioni socio assistenziali ma anche associazioni culturali, sportive, ricreative, che sono una ricchezza perché tutte danno un grande contributo di solidarietà, sussidiarietà e partecipazione.
La politica, con tutte queste realtà, ha il dovere di confrontarsi perché danno alle amministrazioni pubbliche, soprattutto in questo momento di crisi, un aiuto insostituibile a sostenere non solo a chi è in difficoltà economica o socio-sanitaria ma anche fornendo opportunità di aggregazione essenziali per potersi definire una comunità.
Un offerta che è sicuramente buona per la fascia di età fino all’adolescenza (tra oratori e società sportive rivolte ai giovanissimi), per gli anziani (con i diversi centri di aggregazione) e per gli adulti che si riuniscono, attraverso le associazioni, in gruppi con interessi comuni.
Meno significativa invece sia per i giovani adolescenti che per coloro che si affacciano all’età adulta (3046 giovani tra i 18 e i 24 anni) che devono confrontarsi anche con le difficoltà a trovare il primo lavoro.
A tutte queste realtà noi dobbiamo la collaborazione di una amministrazione che, pur restando autorevole, sia trasparente sulle scelte e soprattutto sia partner delle iniziative che vengono proposte.
E verso tutti i cittadini abbiamo il dovere dell’ascolto, che non può che partire dai quartieri qualsiasi sia l’organizzazione amministrativa che i quartieri (con le prossime elezioni del 2014) andranno ad assumere.
Perché la nostra storia è questa, la nostra Città è fatta così e se il modo con cui organizzarne la struttura di ascolto e confronto con la cittadinanza è aperta alla discussione, ritengo che il “luogo fisico” – la sede di quartiere – non possa più essere sottoutilizzata con qualche riunione qualche sera al mese ma vada trasformata nell’”agorà” del quartiere, aperta anche di giorno a disposizione delle iniziative dei giovani ma anche di non giovani, che sono sempre di più le persone che per lavoro (o per assenza di lavoro) hanno bisogno di nuovi spazi di aggregazione.
Magari mettendo – qui si, non nelle piazze – un segnale wi.fi o magari qualche computer, creando uno spazio realmente condiviso in ogni quartiere.
Continuiamo a parlare di lavoro che manca, sappiamo tutti che l’amministrazione comunale non può creare posti di lavoro, in compenso però può fare tante scelte a favore del sostegno alle imprese ed alla nuova occupazione.
Intanto si potrebbero mappare le imprese presenti nella nostra Città e poi incontrarle, le più significative direttamente, le più piccole attraverso le associazioni di categoria, magari affrontando il discorso ad un livello sovra comunale (come proponevo sopra) cosa che già viene fatta con AFOL per ciò che riguarda l’occupazione, mentre si è un po’ persa per strada l’attività di Milano Metropoli e Bic la fucina.
Eppure bisogna sapere che solo a Paderno Dugnano – prima ancora che creare nuove imprese – ha ancora oltre 3700 realtà tra industriali, artigiane e commerciali. Di queste oltre 900 sono società di capitali, alcune leader nel proprio settore.
Quali sono i problemi per i quali l’amministrazione comunale (da sola o insieme ai comuni della zona nord) può dare una mano. Di che professionalità necessitano ? Quali altri problemi affrontano ?
Si potrebbe costruire un portale di supporto con tutte le aziende e le loro peculiarità sul sito del comune, si può addirittura pensare ad un ufficio apposito che magari, promuova il fare rete tra le imprese e organizzi corsi di formazione (esiste una ricca offerta, anche grazie alle stesse Agenzie provinciali citate prima) magari anche per aumentare la sensibilità sui temi della sicurezza sul lavoro, sulla lotta all’inquinamento, sullo smaltimento dell’amianto.
Si può elaborare un nuovo Piano del Commercio fatto insieme agli operatori ed alle associazioni che li rappresentano.
E potenziare i servizi per i giovani, formazione e ricerca e magari organizzare un career day a Paderno Dugnano, visto che le aziende ci sono.
E se parliamo di temi ambientali non possiamo nasconderci che , dopo il lavoro, i problemi più pressanti che in questi anni sta affrontando la nostra città sono tutti temi ambientali
Riqualificazione della Rho-Monza, si parla di ampliamento della Milano Meda, un nuovo inceneritore dopo quello di Incirano.
Dobbiamo pretendere che il nostro comune abbia voce in capitolo sulle scelte che vengono fatte sul nostro territorio.
D’altronde anni di amministrazione oculata in tema ambientale ci hanno permesso di essere, dopo Bollate, il comune con la minore densità abitativa (meno di 3400 abitanti per Kmq) del nord Milano nonché un interessante rapporto fra abitanti e zone non antropizzate, superiore alla media della nostra zona.
Tutto questo, lungi da giustificare arretramenti, deve portarci invece a fare uno sforzo ulteriore per contrastare i problemi migliorando la sostenibilità ambientale.
Dobbiamo riprendere a far crescere la raccolta differenziata, ferma ai valori del 2009, e il trasporto sostenibile investendo sulla metro tranvia Milano Limbiate, che la metropolitana al Villaggio Ambrosiano – pur auspicabile – ha tempi più lunghi e non rappresenta una soluzione di pari strategicità.
Cominciando un ragionamento strategico tra i comuni del nord Milano per una gestione dei trasporti pubblici est-ovest sovra comunale, identificando i punti di interesse: stazioni di interscambio, scuole – che sono il principale utilizzatore – ma anche punti nevralgici per la vita comunitaria, sedi comunali, biblioteche, ospedali, carceri (solo per fare qualche esempio) progettando un sistema che – oltre a tutto questo – non lasci non servite intere frazioni.
Solo in questo modo il trasporto pubblico diventa realmente alternativo all’uso dell’auto.
Localmente dovremmo invece fare uno sforzo per collegare i percorsi ciclo pedonali in Città (soprattutto nord-sud) nell’ottica di favorire una maggiore mobilità sostenibile anche intercomunale favorendo l’accesso al percorso est-ovest lungo il canale Villoresi.
La scuola non può che essere al centro dell’amministrazione comunale (pur nei limiti delle proprie competenze) perché serve a formare i cittadini.
I problemi sono molti e riguardano ambiti molto diversi l’uno dall’altro; edilizia scolastica, sostegno, parità di accesso, mensa, progetti comuni.
Tutti sono legati alla disponibilità di risorse (su cui poi torno) ma rappresentano anche una scelta politica.
Sulla mensa, a maggior ragione in questi tempi di crisi, bisogna aumentare le fasce di reddito non diminuirle, e sui progetti va data una maggiore attenzione ai progetti di educazione civica, ambientale e di integrazione.
Delle esperienze passate un progetto interessante, che metteva insieme civismo e partecipazione, è stato sicuramente il Consiglio Comunale dei Ragazzi che va riproposto.
Un patrimonio straordinario è poi la presenza, sul nostro territorio, dell’Istituto Gadda con il quale – pur non dipendendo dal comune – vanno continuate le collaborazioni a tutti i livelli.
Ma su un tema particolare voglio sollevare l’attenzione, periodicamente si solleva, e in modo trasversale, di wi.fi in vari luoghi delle città.
Chiariamo bene il concetto, è ben vero che il problema del digital divide è dato dall’accesso alla Rete ma per accesso si intende l’accesso sia fisico che culturale. Paderno Dugnano è assolutamente ben servita dal punto di vista dell’accesso fisico, non ha molto senso fornire accesso Wi.Fi (per altro tecnologia un po’ datata) nelle piazze o nei parchi.
Ne ha di più fornirlo nei luoghi di socializzazione, ma diventa importantissimo solo se associato alla diffusione culturale dell’uso di Internet ed alla creazione di servizi ai cittadini.
La biblioteca Tilane, da questo punto di vista, conferma il suo ruolo centrale di costruttore della cultura cittadina (oggi riconosciuto anche dall’amministrazione di centro destra inizialmente scettica) sia con l’accesso alla Rete che con corsi specifici di formazione.
Io comincerei però dalle scuole, verificando che tutte le classi abbiano accesso Internet e – insieme ai dirigenti e al corpo insegnante – che tutti abbiano non solo l’opportuna preparazione ma anche la consapevolezza dei rischi e che sappiano trasmetterla, elaborando – magari anche – un ragionamento condiviso sulla didattica legata alla Rete.
Dei quartieri ho detto, accesso a Internet purché diventino anche luoghi di aggregazione oltre che di confronto civico (oggi temo non siano né l’uno né l’altro)
Continuerei poi con la produzione di servizi, apprezzo che il sul sito del comune ci sia una sezione Open Data ma non può essere solo una raccolta di documenti in PDF, tutte le informazioni di tipo tabellare sarebbero opportune più dettagliate ed in formato almeno CSV, in modo da poter essere lette come un Foglio Elettronico e filtrate alla bisogna.
In particolare tutte le informazioni relative alla trasparenza amministrativa.
Si potrebbero inoltre pensare strumenti per segnalare i disagi all’amministrazione sia attraverso il sito che con applicazioni specifiche utilizzabili su smartphone e tablet.
Cominciando a ragionare in termini di Smart City.
Un altro problema che attanaglia la nostra città è quello legato alla legalità, i dolorosi fatti legati alla cena di ‘ndrangheta al Falcone Borsellino hanno dimostrato come anche il nord Milano sia stato “colonizzato” dalla criminalità organizzata.
Ci hanno raccontato per anni che non era così: “la mafia non esiste”. Abbiamo scoperto che non si trattava quasi mai di azioni alla “Chicago anni ‘30” ma di infiltrazioni imprenditoriali, magari non grossi appalti ma tombini o parte della spalatura neve.
Eppure ci sono, e sono dappertutto. E qualcuno lo ricorda solo quando viene utile per fare polemica politica (tra l’altro contro i soggetti sbagliati), mai – come per tutti i problemi scomodi – quando viene chiesta chiarezza nei confronti dei cittadini onesti.
Nel frattempo ci sono stati altri crimini, una bomba contro la sede dei vigili, minacce contro semplici cittadini, tante azioni di microcriminalità, furti in auto, rapine in appartamenti, senza una seria presa d’atto della Città.
E’ necessario uscire dal torpore, serve un’azione amministrativa che ripristini gli strumenti di studio, ma anche una maggiore azione di cultura della legalità, oggi legata all’azione volontaria di pochi.
Per la Paderno Dugnano del 2013 tra le proposte, non sono certo il primo, è quella di ripartire dai beni comuni: partecipazione, lavoro, ambiente e territorio, scuola, legalità, come abbiamo fatto in passato e come continuiamo a fare lavorando insieme per tante battaglie legate alla nostra città e che mettono le persone al centro.
Con l’obiettivo di rendere la nostra Città sempre più attrattiva, puntando sui nostri punti di forza, ragionando anche sui temi del decoro urbano perché una città attrattiva non può che essere una città bella.
E riducendo le barriere architettoniche, perché una città è davvero vivibile se è vivibile per i più deboli, per chi ha problemi, per chi deve convivere con l’handicap.
Ascoltando sempre i cittadini, ci vorrà di più certo, ma le scelte saranno maggiormente condivise.
Con totale trasparenza, chi non ha nulla da nascondere può tranquillamente condividere, comprese tutte le informazioni sugli atti amministrativi, sugli appalti, su ogni cosa che riguarda la Città perché solo in questo modo i Cittadini possono aiutare l’amministrazione a non compiere errori.
Servono certamente maggiori fondi ma oggi, per ottenerli, l’unica soluzione è seguire la strada della maggiore progettualità e di una maggiore assunzione di responsabilità condivisa.
Abbiamo visto che la promessa “governando comune, provincia e regione ne possiamo avere dei vantaggi” oltre che essere offensiva per chi crede nella parità dei diritti e non nei favori alle amministrazioni di uguale colore politico, non ha funzionato.
Progettualità quindi – magari anche intercomunale – per accedere ai Fondi Regionali ed Europei. Diversi progetti vengono attivati continuamente, molti su temi di carattere ambientale ma non solo.
La Comunità Europea prevede diversi strumenti per il finanziamento di progetti locali, oggi drammaticamente sottoutilizzati, come il Fondo Europeo per l’Efficienza Energetica (EEEF), sui temi dell’efficienza energetica e del trasporto pulito, ancora in tema di energia sostenibile il Programma ELENA (European Local ENergy Assistance).
Esistono inoltre bandi specifici per le Smart Cities.
E’ faticoso e difficile, richiede una revisione al lavoro dell’ente, ma sono tempi difficili ed è necessario essere progettuali e poi, magari, anche mettere a disposizione queste competenze anche della Città, delle imprese e dei cittadini.
Come sarebbe opportuno – in tema di controllo e trasparenza – costituire un gruppo preposto all’auditing delle procedure interne nell’ottica dell’ottimizzazione e della trasparenza.
Al Partito Democratico di Paderno Dugnano propongo non tanto l’ambizione di guidare una coalizione di partiti alle prossime elezioni quanto di mettersi a disposizione insieme a tutti coloro (Partiti, Movimenti, Comitati, Associazioni, semplici cittadini) che vogliono far rinascere la nostra Città da un programma comune, elaborando proposte ed ascoltando, portando ognuno il proprio contributo di idee e di esperienze ma tutti con uguale dignità: INTER PARES.
Chiudo chiarendo che gli spunti proposti qui non sono certo né esaustivi né solo miei, sono invece il frutto di una parte delle tante discussioni avute in questi anni con le persone che ho incontrato, del mio partito e non solo.
Idee che ho solo cercato di strutturare parzialmente in un unico documento.
Ma se davvero vogliamo mettere le persone al centro è necessario che si discuta anche di altri temi, di cui non ho parlato qui perché meno indicati all’azione amministrativa locale e più consoni alla politica nazionale, ma che è necessario affrontare.
Mi riferisco ad esempio al tema dello Ius solis, al tema del fine vita, della disabilità, della condizione carceraria, al tema degli investimenti e della produzione di armi, al tema dell’azione internazionale del nostro paese che – personalmente – vorrei tornasse a fare più cooperazione per la crescita (magari fatta meglio di certe esperienze passate) e meno “peace keeping”.
Temi sui quali auspico una discussione anche nella nostra Città, proprio perché siamo parte del mondo.
Oscar Figus
cittadino di Paderno Dugnano